METAFORA dell'Apprendimento o della Co(no)scenza

01.09.2013 00:00


Vivendo in città è certamente un avvenimento insolito, ma proprio per questo, intensamente e assolutamente affascinante.

Da bambino solamente l'idea, all'appressarsi della stagione fredda, mi riempiva di profonda ebrezza, di quella gioia euforica che solamente i Piccoli, riescono ad esprimere con i gesti, i sorrisi e l'irrequietezza, tipica dell'attesa dell'evento.

Poi trascorrevano i giorni, i più freddi, e man mano che il mattino inseguiva la sera di attese e speranze, un po' di malinconia e di frustrante deliquio, prendeva il mio animo. Ma, poi, tutto sommato, sono stato sempre capace di ricominciare. Di inverni ne sono passati ormai sessanta e qualche volta è avvenuto.

La più forte, intensa è ancora presente anche se nei miei più lontani ricordi, quella del '56, poi ancora molto forte negli anni 80, poi l'ultima, la più eccezionale, solamente lo scorso anno.

Si, cari miei, vi sto parlando della neve, anzi delle nevicate.

Si, perché ogni volta che il fatto, per me cittadino, eccezionalmente si ripete, mi colpisce sempre lo stesso evento, la stessa modalità, la stessa particolarità.

Quando inizia a nevicare e scendono, da cielo che s'è fatto bianco di nubi intense chiuse ma ricolme di luce abbagliante e allo stesso tempo spettrale, lentamente i primi fiocchi, con incertezza toccano, sfiorano, si depositano leggeri sull'asfalto della strada, e come niente, spariscono.

Ne scendono tanti ancora lentamente inesorabilmente uno dopo l'altro, sfiorano leggeri l'asfalto della strada e, spariscono!

E' sufficiente distrarmi un attimo, girare lo sguardo all'interno, spostarmi con la mente dall'intenso atteso spettacolo, verso altre attenzioni e poi riportare il mio interesse, il mio sguardo su quell'asfalto nero e, nero non è più.

Ancora una volta, ancora per tutte le volte, un velo bianco trasparente, fragilissimo, quasi sospeso tra l'essere e il non esistere, nell'attesa furibonda e vitale di altri fiocchi per non sparire, ha pennellato l'asfalto della strada di un miracoloso color bianco ancora trasparente, sottilissimo e incerto.

Con il passare dei minuti e delle ore la trasparenza e l'improbabilità di quello strato vengono meno. Il manto di neve si consolida.

Si! Si può esclamare “che nevicata!”. E il paesaggio, anche il più grigio cittadino, diventa sfavillante, in una parola il Miracolo del Bello ancora una volta si è realizzato.

Ecco, esattamente così, con analoghe modalità avviene per il sapere. Nei primi mesi di vita il bambino impara a camminare, prima gattona, poi inizia a sollevarsi, poi i primi passi. Certamente non è in grado di andare a Capo Nord, né di guidare un jet, né di pilotare un treno, ma inizia a capire ad apprendere il movimento, la possibilità di spostarsi, di recuperare lo spazio al tempo. Poi crescendo, i primi anni di scuola, imparando l'alfabeto non potrà pensare di scrivere romanzi, ma inizia ad apprendere l'uso delle parole necessarie a comunicare i propri bisogni, le proprie emozioni ad essere uomo tra gli uomini. Poi la crescita il liceo, l'università, la vita, l'esperienza inizia a consolidarsi. Ma nulla sarebbe possibile se quell'uomo non avesse tentato di spostarsi gattonando.

Nulla, nulla è andato perso, il primo passo, il primo abc il primo due più due. Tutto è stato necessario a fare di un bambino un uomo.

 

Sessanta inverni, e dentro di me sono avvenute significative, numerose nevicate. Con la stessa modalità, non mi sembrava di apprendere, poi improvvisamente la percezione della Coscienza. Potevo affrontare un secondo insegnamento che sarebbe diventato, più in là, in un momento non meno atteso, apprendimento. E come il muratore somma mattone a mattone, ma non è ancora casa, così, nella nostra anima, cresce la co(no)scienza, che ancora non è saggezza né Sapienza, e chissà se lo sarà (ma potrà esserlo).

 

Purtroppo nel grigio cittadino, quel Miracolo del Bello non dura molto, non riusciamo a goderne, poiché l'ansia del dover fare non ci consente il Tempo del Contemplare.

Non aver fretta, fratello o figlio che tu sia, non aver fretta, non c'è bisogno di fare come Frank Drummer, uno dei morti sepolti sulla collina sopra lo Spoon River(1).

Mangia con calma ogni parola falla scorrere dalle tue orecchie al tuo esofago e manda giù, digeriscila, trasfomala, poi falla ripartire dalla tua gola sulla tua lingua e ancora giù per il i canali più profondi che portano alla tua anima, tramite il tuo cervello per mezzo del tuo cuore. Come instancabili fiocchi di neve che si immolano sull'asfalto ancora tiepido ma certi di procurare per l'ennesima volta, certamente mai ultima, il Miracolo del Bello, così sappi, sii consapevole che ogni parola è necessaria a contribuire alla Creazione. Se non c'è la parola, non c'é cosa. Tutto è nominabile, tutto ciò che è nominabile può esistere. Prova a definire una cosa senza parola questa cosa non è esistente.

Se non utilizziamo le parole tutto muore, tutto si trasforma in senza Vita. La nostra Esistenza è Parola, la nostra Salvezza è Parola. E il Verbo si fece Carne (2).

Non usare il tempo contro la co(no)scenza. Attendi con pazienza che ogni fiocco di neve scenda delicato, silenzioso fragile apparentemente insignificante effimero e caduco; devi soltanto fare attenzione a farlo cadere nella tua mente a far innamorare il tuo cuore di quella delicatezza e ad assorbirlo dalla tua anima.

E un giorno, una mattina ti sveglierai e avrai capito, avrai individuato il tuo tesoro, era lì pronto per te, per me per ogni uomo disposto a vedere e a conoscere i fantasmi di ignoranza e i demoni di stupidità.

Si perché la Conoscenza è semplicemente la Coscenza del posseso di informazioni connesse tra loro. Esattamente come si è formato il manto di neve.

Un fiocco dopo l'altro, uno dopo l'altro, nessuno è andato sprecato, anche se così poteva apparire all'inizio. Ogni primo fiocco è servito a fare da tappeto ai successivi, fino a formare il Miracolo del Bello.

 

Un'altra considerazione, forse l'ultima (per me, se tu vuoi, aggiungi, aggiungi ancora fiocchi di neve). L'incapacità assoluta degli uomini a prestare attenzione e tempo alla contemplazione rovina lo splendore di una strada imbiancata. Spazzaneve, ruote sporche di fango, poltiglia cittadina, voglia di non perdere tempo, voglia di dover andare e di tornare alla normalità (velocità). No non commettere lo stesso errore. La co(no)scenza è esercizio quotidiano, lento, lento, lento ma costante, come il passo di uno scalatore.

Solo così il Miracolo del Bello sarà presente sempre nella tua anima e nel tuo cuore.

 

Il grillo parlante

 

 

1)FRANK DRUMMER (Un Matto)

Fuori di una cella in questo spazio oscurato - 
la fine a venticinque anni!
La mia lingua non riusciva a pronunciare ciò che si agitava dentro di me
e il villaggio mi prese per matto.
Eppure all'inizio c'era una visione chiara,
un alto e urgente proposito nella mia anima
che mi spingeva a cercare di imparare a memoria
L'Enciclopedia Britannica!.

(Edgar Lee Masters)

 

2) Gv 1, 1-18